giovedì 28 maggio 2015

IoAmoBareggio e ASILO NIDO

É sconfortante constatare che la mistificazione dei fatti e la demagogica esposizione della realtà (a uso elettorale) trovi continuità anche nei giovani, quali il consigliere Fabris, che dovrebbero essere portatori di nuove idee e nuovi approcci alla gestione della cosa pubblica: cattivi maestri o cattivi alunni?

Del resto, se i lettori danno un'occhiata alla composizione delle liste In Volo e Voi Con Noi troveranno tracce di vecchia politica.  E proprio la figura del consigliere Fabris ha destato non poco imbarazzo nella maggioranza al momento del voto sul provvedimento riguardante l’asilo nido di Bareggio, quando qualcuno dai banchi dell'opposizione faceva notare che il consigliere lavorava nella stessa cooperativa operante nell’asilo in questione. Ai lettori il giudizio di merito.

I fatti, quelli veri, sono andati così. Il Commissario, che all'epoca aveva pieni poteri amministrativi, aveva deciso di chiudere la terza sezione dell'asilo per ragioni di insostenibilità economica. É chiaro che di fronte a tale decisione, che certamente era stata presa a ragion veduta, chiunque dotato di buon senso, oltre che di responsabilità e rispetto per i soldi pubblici, non poteva decidere a cuor leggero senza prima verificare l'effettiva necessità di sostenere quei costi e dove eventualmente reperire le risorse.
NESSUNO VOLEVA CHIUDERE L'ASILO NIDO!


Tantomeno noi di Io Amo Bareggio, che, privi da condizionamenti, da feudi da difendere, esenti da demagogie e facili populismi, abbiamo valutato la situazione nel suo complesso, ivi incluso  l'offerta privata presente a Bareggio che all'epoca si presentava ricca di posti disponibili. Dunque di buona amministrazione si è trattato, nient'altro; quante volte si è fatta carne di porco del denaro pubblico in nome della demagogia e dei voti? É questo che vogliono anche i giovani di certi ambiti politici? Vorremmo infine ricordare  al consigliere Fabris che anche negli asili privati esistono lavoratori che hanno la stessa dignità e gli stessi diritti di chi lavora nel pubblico.